02 September 2011

Setting the standard (recensione semiseria)


Quanti sono i nomi dei maestri della nostra arte riconosciuti univocamente come vette indiscusse? Pochissimi. Fra questi, i superlativi assoluti si sprecano da oltre mezzo secolo per Alex Toth, considerato dal sottoscritto l'Inarrivabile per eccellenza. Genio è la parola che ricorre più spesso, anche nella recente trilogia di ristampe "ufficiali" a lui dedicata. Termine appropriato più che mai, ma anche un po' logoro.
Di solito tra colleghi, nelle lunghe e talvolta ripetitive chiacchierate a proposito dei giganti sulle cui spalle noi nanetti poggiamo le estremità, basta nominare Toth per ricomporre eventuali discordie, riappacificare gli animi dopo sanguinolente dispute su chi sia stato il miglior disegnatore western o di guerra, storico o noir. Toth dominava tutti i generi, semplicemente. Eccezion fatta per i supereroi: in quel campo, pur avendo fatto bene, i numi tutelari bisogna andarli a cercare altrove.
Internet, unitamente al triste evento della dipartita del maestro nel 2006, ha catalizzato un deciso allargamento della cerchia dei fan di Alex Toth (a cui tuttavia mi picco di appartenere "dalla prima ora"). Finalmente la sua opera arriva a tutti grazie alle ristampe di storie, illustrazioni, model sheets, ma anche per le sterminate dissertazioni in cui egli stesso (forse più incline alla sintesi nel disegno che nella scrittura) si produceva commentando, recensendo e stroncando ciò che accadeva intorno a lui, nel mondo dei comics.

Giungo dunque al cuore di questo post: l'ultimo acquisto fresco fresco da Amazon - "Setting the standard, comics by Alex Toth 1952-1954" di Greg Sadowski, Fantagraphics book 2011, 432 pp, $39.99.

Copre il periodo in cui Toth, conclusasi rocambolescamente l'esperienza alla National/DC (voci non confermate riportano che Alex appese per il bavero il suo editor fuori dalla finestra del 35simo piano), passò ad illustrare storie d'amore per la Standard Comics, quasi sempre limitandosi alle matite. Un periodo molto importante e formativo per la sua carriera: la sfida era rendere interessanti visivamente queste brevi storiette un po' da fotoromanzo (diremmo noi), dove il pathos era invariabilmente costituito da ripetuti e voluttuosi baci.
Le composizioni sono straordinarie, di un'inventiva fuori dal comune, come il lavoro sul lettering, le espressioni, l'abbigliamento e l'arredamento (poiché agli albori dell'epoca televisiva le tendenze si affermavano anche attraverso le riviste illustrate ed i fumetti).
A parte quattro mirabili storie ripassate dallo stesso Toth, le chine sono di Peppe, Celardo, Barry, fra i quali l'eccellenza è raggiunta dal solo Peppe. Il libro ha il merito di essere esaustivo e di stampare le scansioni dei fumetti originali a colori, presumibilmente prelevate dalle copie meglio conservate. In più c'è un'intervista che non ho ancora letto, una breve sezione dedicata al commento critico, ben fatta, e la riproduzione degli originali di "I fooled my heart", inchiostrati da Toth. Grafica e stampa bellissime: mio consiglio spassionato …. BUY, BUY, BUY !!!

4 comments:

paolo_gaspare said...

Davvero interessante, ti riconfermi uno dei maggiori esperti di Toth.
Il volume penso sia fondamentale per capire l'evoluzione del tratto almeno per me che non ho mai amato il Toth anni '50.

Ciao
Paolo

bluemoonpaul said...

Nicely written review, Roberto.
I'm enjoying the book, too!

Dominic Bugatto said...

Bought this book right away , the bible for 'storytelling' at it's best.

Roberto Zaghi said...

Paolo,
grazie, sono solo uno dei tanti!
Pensa che il Toth di Darby O'Gill viene cronologicamente solo qualche anno dopo queste storie.

Paul,
thanks, much appreciated! I guess you googled the translation, or are you able to read italian?

Dominc,
it's a great book indeed. I'm enjoying the interview at the beginning, it's turning out to be my favorite ever.